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Malattie invisibili: cosa si vede vs cosa si sente

Le malattie che vengono definite come invisibili sono tutte quelle malattie o quei dolori che vengono vissuti dalla persona che ne soffre ma che esternamente non hanno un riscontro oggettivo visibile a tutti ad occhio nudo.
Purtroppo però le differenze tra ciò che si prova internamente e ciò che si vede esteriormente sono abissali. Vediamone insieme alcune delle più importanti.

Attività quotidiane

La prima grande differenza tra ciò che si vede e ciò che si sente riguarda tutte le attività quotidiane. Dall’esterno spesso si vede una persona che riesce a “funzionare” e a svolgere le proprie attività giornaliere. Questo potrebbe far pensare che tutto vada bene ma in realtà non si vedono tutti gli sforzi fisici e mentali che vengono fatti interiormente per cercare di fare tutto.
Spesso chi soffre di una patologia cronica invisibile cerca di trovare la giusta dose di farmaci e di antidolorifici per riuscire ad essere il più possibile performante.

Aiutare gli altri

Altra grande differenza riguarda il comportamento verso le altre persone.
Chi soffre spesso prova comunque ad interessarsi delle altre persone presenti nella sua vita per due principali ragioni: sentirsi utili e non dover pesare su di loro.
Se chi soffre riesce a trovare il modo, il tempo e le possibilità per aiutare gli altri non è perchè sta bene o perchè i sintomi sono svaniti ma è per cercare di mantenere interesse verso gli altri e verso la vita.

Gestione dei social

Chi soffre di una malattia invisibile spesso scrive sui social? Vero.
Chi soffre spesso passa del tempo sui social? Vero.
Lo fa per cercare attenzioni? Falso. Lo fa perchè vuole sentirsi compatito? Falso.
I motivi principali che spingono le persone che soffrono a usare i social, a scrivere la propria storia online o a condividere informazioni sono due: il bisogno di confronto con persone che stanno affrontando le stesse sfide e il desiderio di informare la società (che spesso ha bisogno di essere educata e istruita).

Sorridere

Il sorriso è un segnale che viene frequentemente interpretato in maniera scorretta e superficiale dall’esterno.
Sorridere non significa necessariamente stare bene. Sorridere non significa necessariamente non provare dolore. Sorridere non significa che tutto è passato.
Il sorriso tante volte può essere indossato come una sorta di maschera di protezione rispetto alle domande esterne.
Inoltre chi soffre preferisce piangere quando si trova da solo e condividere le lacrime solo con se stesso.

Dire “va tutto bene”

Come per il discorso del sorriso, anche la risposta “va tutto bene” può essere data per cercare di proteggersi da domande più invasive o da richieste inopportune.
Spesso chi soffre risponde solo “tutto bene” per cercare di togliere il discorso e non essere obbligato a dare ulterori spiegazioni o giustificazioni rispetto al proprio stato di salute.
In realtà internamente dietro a quel “tutto bene” si nasconde il resto della sofferenza.

Organizzazione

Infine un ultimo punto di differenza tra ciò che si vive e ciò che si prova riguarda l’organizzazione della vita e delle giornate.
Chi soffre di una patologia cronica invisibile impara con il tempo sempre meglio ad organizzare ogni attività della propria vita. Essere bravi ad organizzarsi non esclude però la fatica di dover continuamente soppesare e centellinare le poche forze ed energie che si hanno a disposizione.

Invisibilità

La verità è che per quanto certe malattie possano essere definite come invisibili, non lo sono per niente.
Il termine più corretto sarebbe: invisibilizzate. Ovvero malattie, sintomi e sofferenze che vengono rese invisibili da chi, dall’esterno, non vuole vedere o non vuole capire.
Chi soffre non si sente invisibile a causa dei propri sintomi, si sente invisibile a causa di una società che sceglie di ignorare quella sofferenza!

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